È notizia di questi giorni il grande freddo che si sta abbattendo sul Nord America e che durerà ancora almeno una decina di giorni. In quelle regioni, l’orografia favorisce gli impulsi di aria fredda, che riescono a raggiungere il Golfo del Messico senza ostacoli. In Europa, invece, quando le correnti provengono da nord-ovest, arrivano dall’Oceano Atlantico.
La variabilità climatica tra Europa e Nord America è ben diversa e già nota. Tuttavia, attenzione: quel vortice che vediamo spingersi in modo estremamente minaccioso sulle regioni del Nord America, con il trascorrere delle settimane, potrebbe estendersi anche verso l’Europa, fenomeno tutt’altro che anomalo. Sono numerosi i precedenti che dimostrano come le onde atmosferiche tendano a traslare e propagarsi.
A confutare questa previsione c’è l’analisi dei modelli matematici, che indicano, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, un aumento sensibile delle temperature nella parte settentrionale dell’America, mentre sull’Europa potrebbe verificarsi un forte calo termico, con una fase decisamente fredda. Non è ancora chiaro se le temperature scenderanno a tal punto da poter parlare di una vera e propria ondata di gelo, termine che può essere interpretato in modo diverso a seconda dell’area geografica in cui si vive.
La variabilità atmosferica di questo inverno deve essere considerata, soprattutto man mano che la stagione invernale proseguirà, attualmente giunta a circa metà del suo percorso. L’alta pressione presente in Europa potrebbe rappresentare il preludio a un successivo cambiamento favorevole a ondate di freddo. Inoltre, un altro elemento non trascurabile è rappresentato dalle aree di bassa pressione diffuse nel Mediterraneo, che spesso fungono da catalizzatori di masse d’aria fredda presenti tra la Scandinavia e la Russia europea, attirandole verso sud e portandole, quindi, anche in Italia.
Nel 2012, il mese di gennaio trascorse con temperature superiori alla media, in un inverno che risultava anche siccitoso, soprattutto nelle regioni settentrionali. Anche dicembre fu caratterizzato da condizioni simili. Poi, il vortice polare, che fino ad allora aveva portato grande freddo sul Nord America, si propagò in Europa, scatenando un’ondata di gelo eccezionale per il nostro clima. Nella Val Padana, in molte località, le temperature scesero fino a -10 °C o addirittura -15 °C. La neve cadde a bassa quota in Sardegna e nell’Italia centrale, e nevicò più volte anche a Roma.
È evidente, però, che oggi non possiamo prevedere un’ondata di gelo analoga a quella del 2012. In Europa, America e nel resto del mondo, le ondate di gelo sono fenomeni estremamente complessi da prevedere, soggetti a numerose variabili, e lo sono ancora di più nel continente europeo. Pertanto, annunciare già la fine dell’inverno tra la prima e la seconda decade di gennaio non è solo prematuro, ma anche errato. D’inverno avremo ancora da affrontare parecchie settimane.
Tuttavia, è importante ricordare che, sebbene nelle regioni settentrionali d’Italia si avrà una maggiore radiazione solare, i picchi minimi annuali di temperatura si registrano solitamente tra la fine di gennaio e i primi di febbraio.
Le maggiori ondate di freddo, storicamente, si sono verificate proprio in questo periodo dell’anno, talvolta persino fino alla metà di febbraio. Insomma, sarà fondamentale continuare ad analizzare l’evoluzione meteo attraverso i nostri articoli, per comprendere al meglio cosa ci riserverà il tempo.
